Sharenting e cyberbullismo: come evitare che le immagini dei tuoi figli alimentino il bullismo

Nell’epoca dell’iperconnessione digitale è difficile – se non impossibile – restare impassibili dinnanzi alla rivoluzione tecnologica che ha travolto la quotidianità di adulti, giovani e bambini. Dispositivi mobile, social network e web hanno rivoluzionato il modo di proporre e fruire i contenuti rispetto ai media tradizionali, ridefinendo il ruolo dell’utente che non è più un semplice spettatore ma è diventato un attore protagonista capace di interagire e partecipare alla loro stessa creazione. Questa ennesima rivoluzione ha però innescato una pericolosa sovraesposizione mediatica che merita di essere approfondita: essere connessi 24 ore al giorno per 7 giorni su 7 può avere anche degli effetti collaterali negativi, soprattutto su adolescenti e bambini. Infatti, l’utilizzo di smartphone e di tutti i dispositivi mobile senza limitazioni ha portato alla nascita di alcuni pericolosi fenomeni come lo sharenting, il cyberbullismo, il sexting o il revenge porn. Durante la pandemia e il lockdown è stato registrato un incremento del tempo di utilizzo di tutti i dispositivi mobili/strumenti digitali che è coinciso con un aumento di questi pericolosi fenomeni. Per genitori, insegnanti ed educatori è diventato prioritario intervenire tempestivamente per sostenere gli adolescenti e, in generale, i più piccoli che rischiano di diventare vittime inconsapevoli di queste minacce perpetrate attraverso la Rete.

Cosa è lo sharenting e perché andrebbe evitato

Tra tutti questi pericoli, un fenomeno merita di essere approfondito: si tratta dello sharenting. Meno conosciuto rispetto ai sopracitati cyberbullismo, sexting e revenge porn ma altrettanto pericoloso, si tratta di un fenomeno in grande crescita. Sharenting è un neologismo inglese che nasce dalla fusione dei termini sharing (condivisione) e parenting (genitorialità) e fa riferimento alla condivisione in Rete o attraverso le piattaforme social di contenuti riguardanti i propri figli da parte degli stessi genitori.

Fin qui sembrerebbe tutto normale o quasi: che c’è di male a condividere sulla bacheca di Facebook qualche immagine del proprio bambino o un breve video su WhatsApp del compleanno della propria figlia? Lo sharenting viene utilizzato dagli esperti per descrivere certi comportamenti al limite del morboso tenuti da alcuni genitori (c’è anche la variante grand-sharenting che riguarda i nonni) che si divertono a condividere foto, video e qualsiasi aspetto della vita dei propri figli/figlie sui canali social alla ricerca di un po’ di visibilità e di follower. I dispositivi mobile e, più in generale la tecnologia digitale, sembrano incoraggiare questo fenomeno nell’era della “vetrinizzazione sociale”. Non c’è molta differenza tra mamme e papà: questo fenomeno di carattere narcisista sembra colpire in modo indiscriminato tutti e due i sessi e non fa sconti a nessuno. Ricordi intimi e momenti speciali vengono così sacrificati sull’altare di una condivisione senza alcun freno e filtro alla ricerca dell’ennesimo Like o di qualche nuovo follower da aggiungere alla propria lista. Un comportamento irresponsabile che può innescare altri pericolosi fenomeni come, per esempio, quello del cyberbullismo.

I genitori narcisisti, una categoria in grande crescita

Caro genitore ti sei mai chiesto dove vanno a finire le foto e i video che condividi ogni giorno nelle chat di WhatsApp o nella bacheca di Facebook? I tuoi bambini (anche quelli più grandicelli) fanno fatica a comprendere che cosa sia un’identità digitale. Tu, invece, dovresti sapere che cosa significa e capire che condividere le loro emozioni/ricordi attraverso foto, audio o video a perfetti sconosciuti è un comportamento irresponsabile. Non dimenticare, mai, che qualsiasi cosa pubblichi in Rete, purtroppo, resterà in Rete. Forse avrai già sperimentato quanto sia difficile far sparire le foto della tua bambina di 4 anni che fa i castelli di sabbia al mare dalle bacheche di Facebook o Instagram. Forse non lo sai o non te ne sei mai accorto ma le immagini che ti diverti a condividere con la tua cerchia di fedelissimi follower, spesso, finiscono in siti pedopornografici o vengono scambiate in altri particolari social network da malintenzionati. Perché caro genitore, le foto e i video che condividi nascondono “preziose informazioni” sulle abitudini tue e della tua famiglia e possono essere usate da cyber criminali/predatori per scopi criminosi. Attraverso i metadati –informazioni aggiuntive incluse nel file – i malintenzionati possono ricavare preziose informazioni come la posizione geografica, la data e l’ora in cui è stata scattata la foto e capire per esempio qual è il tuo abituale percorso casa/lavoro e persino risalire al tuo indirizzo di casa e altro ancora. Non ti stupirà sapere che negli Stati Uniti più del 90% dei bambini di età inferiore ai 2 anni ha già una propria identità digitale, mentre in Gran Bretagna molti bambini dispongono di interi set fotografici pubblicati online prima ancora di aver compiuto i cinque anni d’età. Uno studio commissionato da alcune università italiane ha poi rivelato che due adolescenti su cinque non sanno di avere un profilo/account visibile a chiunque. E soprattutto hanno il terrore di scoprire quello che hanno pubblicato i loro genitori sui social network fin dalla loro tenera età. La mancanza di una barriera o di un filtro tra sfera pubblica e privata può rivelarsi qualcosa di sconvolgente per gli adolescenti: lo “sharenting” per loro può rivelarsi un’esperienza a dir poco traumatizzante.

Lo sharenting può innescare il cyberbullismo

La sovraesposizione mediatica a cui sottoponi in modo inconsapevole i tuoi bambini potrebbe avere delle pesanti ripercussioni sulla loro crescita: prima di pubblicare qualsiasi contenuto che riguardi la tua prole, dovresti chiedere il loro permesso. È importante creare un dialogo aperto e sincero con i tuoi figli e stabilire le cosiddette regole di ingaggio: per esempio, quale tipo di post/contenuto puoi condividere e con chi. Come ti ho spiegato in precedenza, la condivisione sul web e sulle piattaforme social di una foto o di un breve video può sfuggire facilmente al tuo controllo: oltre a diventare materiale pedopornografico, può essere usato come esca per adescare altri adolescenti in Rete (il fenomeno del “grooming” è in forte crescita) e persino dai cyberbulli per prendere in giro i tuoi ragazzi/ragazze. Infatti, uno degli aspetti che i genitori tendono a sottovalutare maggiormente è la web reputation: foto e video di un certo tipo potrebbero creare un certo imbarazzo ai tuoi figli con i loro compagni di scuola e coetanei, oltre a creare qualche problema in futuro quando cercheranno lavoro. Il fenomeno del cyberbullismo è strettamente correlato a quello dello sharenting: infatti, sfruttando l’anonimato garantito dalla Rete, i cyberbulli dopo essere entrati in possesso delle foto o dei video che hai pubblicato per anni attraverso i social network possono divertirsi a prendere in giro i tuoi figli, tormentandoli con commenti cattivi, messaggi e chiamate imbarazzati oppure manipolando i contenuti che hanno postato o pubblicando delle informazioni false su di loro e altro ancora. L’anonimato della Rete garantisce al cyberbullo una certa sicurezza e protezione e può spingerlo a comportamenti ancor più aggressivi e violenti, che possono provocare nelle vittime un trauma profondo e tanta sofferenza. Il cyberbullismo è tutto questo e molto di più.

Come limitare il rischio di cyberbullismo

Non c’è nulla di sbagliato nel voler condividere con i propri amici e parenti qualche scatto della propria vita famigliare, ma bisogna farlo con grande attenzione. La prima regola da seguire è piuttosto semplice: ogni genitore dovrebbe utilizzare i social network e il web con maggiore consapevolezza e, soprattutto, prestare attenzione alla privacy e al trattamento dei dati personali dei siti/servizi che vengono utilizzati. Oltre a conoscere le varie policy, un genitore dovrebbe evitare di condividere pubblicamente troppe informazioni sulla propria famiglia. Per esempio, evita di inserire il nome completo dei tuoi figli nei post che pubblichi ed altre preziose informazioni (dove abiti o quante persone compongono il tuo nucleo famigliare); non condividere mai la posizione geografica e la data negli scatti che posti; da evitare assolutamente gli scatti troppo personali/intimi. Quando decidi di pubblicare qualcosa sui tuoi figli pensaci non una ma dieci volte: i tuoi bambini, infatti, non possono dire no a quello che stai facendo. Pubblicare una foto dei tuoi figli in una certa posa o con un determinato abbigliamento può essere pericoloso: ricordati che il cyberbullismo può avere un grave impatto sulla loro salute mentale e sul loro futuro. Per frenare lo sharenting e fugare ogni possibile rischio di cyberbullismo, la strada è una sola: la prevenzione. Adulti e giovani devono essere sensibilizzati a un utilizzo consapevole gli strumenti tecnologici che hanno a disposizione e al rispetto delle regole della convivenza civile: solo in questo modo si potranno contrastare e debellare queste piaghe sociali.

Non dimenticare, infine, che oltre ai rischi citati, pubblicando immagini senza consenso dei tuoi figli rischi di minare il rapporto di fiducia che hai con loro. Soprattutto quando diventano adolescenti, chiedi sempre loro se desiderano che scatti e video fatti insieme siano pubblicati, e rispetta la loro opinione. Anche perché potresti rischiare di trovarti di fronte a un giudice nell’aula di tribunale, come è successo a una mamma mantovana nel 2017, e a tanti altri genitori in tutto il mondo.


Autore

Gianluigi Bonanomi è un giornalista hi-tech e formatore sulla comunicazione digitale. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d’anni nel settore dell’editoria informatica (soprattutto per Computer Idea). Ha scritto diversi saggi e manuali sulla tecnologia, compresi due libri per genitori: “Navigazione familiare” e “Prontuario per genitori di nativi digitali”. Ha lanciato il primo podcast italiano su genitorialità e tecnologia. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com